Karl Marx inizia a percorrere la strada dell'umanesimo ateistico prendendo le basi dalla critica di Feuerbach a Hegel.
Feuerbach aveva capito che la filosofia di Hegel non era che una "teologia laicizzata" ed era convinto che per compiere una rivoluzione del pensiero, in direzione dell'ateismo, fosse sufficiente affermare un materialismo naturalistico.
Questa posizione si trova anche in vari esponenti della Sinistra hegeliana. Marx la condivide, ma non la considera sufficiente per scardinare l'hegelismo.
La critica più forte che muove contro Hegel è quella rivolta alla Filosofia del diritto.
Qui Marx fa capire che, mentre per Hegel la prima richiesta era lo Stato e la società civile soltanto un suo prodotto derivato, in una realtà democratica deve esserci uno Stato al servizio della società civile. Il soggetto in grado di operare un ribaltamento di questa prospettiva era il proletariato.
Per indicare la natura dell'opposizione tra capitale e lavoro salariato, Marx usa il termine di "alienazione"; egli usa il termine come un'esperienza sociale frustrante.
L'uomo può recuperare la propria essenza umana soltanto abolendo la proprietà privata dei mezzi produttivi e facendo del lavoro non solo un mezzo di sussistenza, ma anche il primo bisogno vitale; e nella società in cui il libero sviluppo di ciascuno sarà condizione del libero sviluppo di tutti.
Una tale impostazione del problema porta Marx a elaborare un materialismo storico-dialettico, in cui gli aspetti storici sono quelli economici, mentre quelli dialettici appartengono alla filosofia hegeliana. La storia può essere esaminata in maniera "scientifica", i cui principali aspetti da analizzare sono quelli socioeconomici.
In relazione alla necessità di compiere una lotta di classe, Marx arriverà a capire che l'esistenza delle classi non solo è legata a determinate fasi storiche di sviluppo della produzione, ma anche che in epoca borghese queste classi, in rapporto ai mezzi produttivi, si riducono sostanzialmente a due e che la soppressione delle loro differenze non è possibile senza una transitoria "dittatura del proletariato", in quanto la classe dominante non si lascia espropriare spontaneamente.
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