domenica 29 settembre 2019

Idealismo etico di Fichte

IDEALISMO ETICO DI FICHTE

Fichte afferma l'Io come attività creatrice del mondo e priva di limiti. 
Con ciò si compie il passaggio dal criticismo kantiano all'idealismo. 

RICERCA DELLA LIBERTA' E TENSIONE ETICA

Fichte, padre dell'idealismo tedesco fa proprio il monito del filosofo Lessing, che aveva riposto il valore della verità nello sforzo costante per raggiungerla. 
Il possesso è riposo, orgoglio e pigrizia; la ricerca è impegno e attività. Fichte attribuisce a tale pensiero un significato morale. 

La vita stessa di Fichte può essere vista come uno sforzo per "diventare libero". 

Nato da una famiglia poverissima, viene aiutato economicamente da un signore del villagio; riesce a compiere i suoi primi studi nel collegio di Pforta. 
Successivamente si reca a Konisberg per ascoltare le lezioni di Kant e fargli leggere il manoscritto della sua prima opera, il Saggio di critica di ogni rivelazione, che venne scambiato per un'opera kantiana. Nel 1794 diviene professore a Jena. 


IO COME PRINCIPIO ASSOLUTO E INFINITO
L' aspirazione alla libertà si ritrova nel sistema del filosofo. 
Secondo Fichte, seil mondo dell'esperienza possibile è quello della rappresentazione, non si può ammettere nulla al di fuori del soggetto stesso. Quest ultimo è assoluto e infinito. 
Il "Grande Io" costituisce il punto di partenza del sistema fichtiano, che deve dimostrare con una rigorosa deduzione tutti gli oggetti: la natura, le cose e il nostro stesso corpo. 
Secondo Fichte,  Kant è rimasto prigioniero di una visione dogmatica della conoscenza, avendo posto dei limiti al soggetto con l'ammissione dell'esistenza di qualcosa di esterno e irriducibile a esso: il noumeno. 
Al contrario l'idealismo, negando la cosa in sé e affermando l'infinità del soggetto. 
L'Io può essere considerato libero nella misura in cui viene visto come originario. 

DIFFERENZA TRA DOGMATICI E IDEALISTI
Secondo Fichte, proclamando l'assoluta libertà del soggetto si apre la possibilità di una piena realizzazione dell'impegno etico; possibilità preclusa dal dogmatismo che implica la negazione della libertà e della moralità.
L'individuo inerte sarà per natura orientato verso il dogmatismo, il quale conduce una visione materialista e determinista che riduce l'autonomia dell'Io. 
L'idealismo per Fichte è una scelta di vita che coinvolge tutti gli aspetti della personalità e che richiede un impegno totale e incondizionato. 

L'IO E I TRE MOMENTI DELLA VITA DELLO SPIRITO 
L'Io di Fichte è spirito, infinita tensione verso un'ideale meta di perfezione. 
L'io fichtiano è l'Io puro e universale, inesauribile attività creatrice. E' "creatore" perchè conferisce senso e realtà  al mondo il quale non potrebbe esistere. 
Il fondamento di ogni realtà è l'Io puro o spirito, un processo creativo e infinito che si articola in tre momenti essenziali: tesi, antitesi e sintesi. 
- TESI: l'Io pone se stesso, rivelandosi come attività autocreatrice che ha immediata e intuitiva consapevolezza di sé;
-ANTITESI: l'Io pone il non-Io e quindi l'Io puro deve necessariamente opporsi al non-Io, ossia all'oggetto, in quanto ha bisogno di qualcosa di altro da sé per realizzarsi;
-SINTESI: l'Io oppone, nell'Io, all'Io divisibile, un non-Io divisibile e quindi, avendo posto il non-Io come antitesi indispensabile alla sua attività, l'Io si particolarizza in tanti Io empirici e finiti contrapposti alle singole cose. 

NATURA E MATERIA
Fichte intende dimostrare come la natura e il mondo debbano essere compresi quali momenti indispensabili della stessa vita dello spirito. 
Essi esistono per l'Io e nell'Io, quali "funzioni" della sua opera creatrice. 
In questa prospettiva l'Io rimane un soggetto unico e infinito di cui i singoli Io empirici sono manifestazioni particolari. 
L'Io pone il non-Io attraverso un processo inconsapevole presieduto dalla facoltà dell'immaginazione produttiva. 
Soltanto attraverso le varie fasi della conoscenza il soggetto arriva a comprendere come il mondo sia una produzione dello spirito. I vari gradi della conoscenza sono: la sensazione, l'intuizione, l'intelletto, il giudizio e la ragione. 

CARATTERE ETICO IDEALISMO FICHTIANO
Lo sviluppo dell'Io consiste nel superare l'urto tra l'Io e il non-Io, un urto infinito, che si rinnova continuamente e che consente allo spirito di mostrarsi come soggetto etico. In ciò risiede la "missione" di autoperfezionamento. 
Per Fichte compito e dovere dell'uomo è quello di affermare la libertà, superando di continuo le difficoltà che si frappongono sulla via della piena e perfetta realizzazione. Per questo egli tenderebbe a interpretare tutto ciò che è limite, passività, materia come un ostacolo che lo spirito si pone per mettersi alla prova. 
Fichte si pone sulla stessa linea di Kant, sostenendo che l'uomo può essere soggetto libero da condizionamenti esterni. 

SUPERIORITA' DELLA MORALE 
Per Fichte il mondo esiste in funzione dell'attività dell'Io e della sua vita morale.
L'uomo ha la missione di forgiare se stesso attraverso l'impegno etico. Pur essendo un Io finito, egli deve mirare a realizzarsi come Io puro. 
A tal fine è orientata la cultura che implica l'idea di un'educazione e formazione continue. 
Quest ultimo obiettivo non è completamente raggiungibile e si configura come un compito incessante. Se venissero meno tutti gli ostacoli all'azione dell'uomo, svanirebbe anche lo Streben, lo "sforzo", che è presupposto della vita morale e della stessa vita dello spirito. 

L'ISTINTO FONDAMENTALE DELL'UOMO
L'uomo è considerato come un individuo isolato, ma in realtà non è mai solo, perchè è un essere che vive con gli altri e ha il compito di contribuire alla formazione di tutti gli uomini. 
L'istinto sociale è un istinto fondamentale. 
L'uomo cerca di superare la propria limitatezza partecipando alla vita degli altri, e in tal modo istituisce la società. Quest'ultima ha lo scopo di realizzare la completa unità di tutti i suoi membri e si fonda sul presupposto che gli altri uomini sono esseri razionali simili a noi, con i quali dobbiamo collaborare. 
La legge morale ci impone da tendere al nostro perfezionamento, ma anche a quello altrui, attraverso l'educazione, 
Da tali considerazioni Fichte fa discendere la distinzione tra società a Stato. 
Lo Stato è per il filosofo qualcosa di empirico, che ora esiste, ma che potrebbe anche scomparire qualora gli uomini divenissero così virtuosi da non avere bisogno di un potere repressivo. 
Esso è uno strumento in vista della migliore organizzazione possibile, ma non è un fine. 
La società perfetta è quella in cui regna la libera collaborazione tra gli uomini e in cui tutte le volontà riescono a trovare un reciproco accordo. 

LA MISSIONE DEL DOTTO
Fichte assegna un ruolo particolare al "dotto", ossia l'intellettuale che non può vivere isolato. 
Egli deve stimolare le altre persone a proseguire l'ideale di perfezionamento morale che è lo scopo del singolo e dell' umanità intera. A tal fine egli deve possedere una conoscenza autentica dei bisogni umani. 
Spetta al dotto indicare i mezzi più idonei al raggiungimento della perfezione spirituale, perchè un sapere che non sia in grado di far ciò è inutile. 
La storia è importante perchè ci permette di cogliere i fatti, ma senza la filosofia è incapace di interpretarli e orientarli verso il futuro. 
Storia e filosofia rappresentano i contenuti essenziali del patrimonio conoscitivo del dotto. 

Idealismo estetico di Schelling

IDEALISMO ESTETICO DI SCHELLING


La filosofia di Schelling si differenzia dagli altri filosofi idealisti per l'affermazione della centralità della natura. Per lui, il principio infinito creatore della realtà è l'assoluto, in cui spirito e natura, soggetto e oggetto vengono conciliati in una superiore unità. 

UNITA' DIFFERENZIATA DI SPIRITO E NATURA
Schelling, figlio ed erede della cultura romantica che preferisce il sentimento, in grado così di unificare soggetto e oggetto, spirito e natura. 
Il filosofo assegna a tale dimensione una propria esistenza autonoma e indipendente dalla rappresentazione dell'uomo. Essa acquista una nuova centralità e importanza in quanto è intrisa di infinito ed è un miracolo vivente, perenne fonte di meraviglia. 
Per Schelling, la natura è spirito solidificato e addormentato e la spiritualità che contiene può essere colta dall'uomo attraverso l'esperienza estetica
Il principio assoluto della filosofia schellinghiana è costituito dall'unità indifferenziata di spirito e natura, Io e non-Io, soggetto e oggetto, pensiero e mondo. 

LE DUE DIREZIONI DELLA FILOSOFIA
In Schelling l'accento è posto sull'identità tra natura e spirito: la natura è lo spirito nella sua forma inconscia e "pietrificata", mentre lo spirito è la natura smaterializzata. 
Nell'idealismo schellinghiano la natura ha in se stessa quella tensione tra soggetto e oggetto, conscio e inconscio, attività e passività. 
L'assoluto non si indentifica né con il soggetto né con l'oggetto, ma si pone al di là di essi, costituendo la loro comune radice. 
La filosofia della natura parte dalla natura e giunge allo spirito. Essa riconosce come lo spirito sia "visibile".
La filosofia dello spirito che parte dallo spirito e giunge alla natura.  Essa coglie nello spirito una "natura invisibile". 
La filosofia della natura studia proprio le forme con cui la spiritualità emerge dalla materia. La natura è un graduale processo attraverso cui lo spirito si sviluppa e si rivela per raggiungere nell'essere umano la sua piena realizzazione. Tale concezione porta Schelling a una visione organistica e finalistica, in cui ogni parte del reale ha senso solo in relazione al tutto e alle altre parti, e in cui esiste una finalità intrinseca alla natura stessa. 
La filosofia dello spirito ridiscende dalla natura, indagando quel processo grazie al quale il soggetto si scopre fonte della realtà. 
In tale processo in cui il soggetto giunge progressivamente alla coscienza di sé si possono individuare tre fasi:
1) la prima procede dalla sensazione, che implica la passività del soggetto di fronte ai dati, all'intuizione produttiva, in cui il soggetto si scopre capace di superare il limite imposto dai dati oggettivi;
2) la seconda va dall'intuizione produttiva alla riflessione, in cui l'Io diventa oggetto di se stesso, sdoppiandosi in soggetto che conosce e oggetto conosciuto;
3) la terza va dalla riflessione alla volontà, grazie a cui il soggetto, distaccandosi dagli oggetti, si coglie come volontà e spontaneità. 
La concezione dell'assoluto ha una forte valenza religiosa, anche se il principio teorizzato da Schelling non corrisponde alla concezione cristiana di un Dio  personale e creatore del mondo. Esso si può qualificare come il principio divino immanente e permanente che si auto-realizza e si manifesta in tutti i livelli della realtà e dunque implica una visione panteistica. 
Per Schelling è da questa contrapposizione dialettica di contrari, interna a Dio stesso, che discende tutto l'universo. 

ARTE COME SUPREMO ORGANO CONOSCITIVO
Il mondo per Schelling è l'incarnazione dell'assoluto. 
Secondo lui, lo strumento conoscitivo in grado di attingere le profondità originarie della vita e della natura è l'arte, un'attività in cui l'infinito viene colto nella sua unione con il finito. 
 L'arte è intuizione estetica, ossia capacità di penetrare l'infinito attraverso le sue espressioni concrete, ad esempio la bellezza. 
L'intuizione estetica può essere l'organo di rivelazione dell'assoluto in quanto è la sola attività umana in cui oggetto e soggetto, conscio e inconscio si trovano compenetrati: da un lato, l'artista opera in base a competenze e abilità tecniche, secondo scelte consapevoli; dall'altro è sottoposto all'influsso dell'ispirazione, un potere che lo costringe a esprimere o rappresentare "cose che lui stesso non vede perfettamente e il cui senso è infinito". 
L'arte risulta uno strumento adeguato per cogliere il mistero dell'universo. 

BERGSON

HENRI BERGSON  La  filosofia di Bergson  può essere compresa e apprezzata solamente partendo dal contesto filosofico in cui si colloca...