IDEALISMO ESTETICO DI SCHELLING
La filosofia di Schelling si differenzia dagli altri filosofi idealisti per l'affermazione della centralità della natura. Per lui, il principio infinito creatore della realtà è l'assoluto, in cui spirito e natura, soggetto e oggetto vengono conciliati in una superiore unità.
UNITA' DIFFERENZIATA DI SPIRITO E NATURA
Schelling, figlio ed erede della cultura romantica che preferisce il sentimento, in grado così di unificare soggetto e oggetto, spirito e natura.
Il filosofo assegna a tale dimensione una propria esistenza autonoma e indipendente dalla rappresentazione dell'uomo. Essa acquista una nuova centralità e importanza in quanto è intrisa di infinito ed è un miracolo vivente, perenne fonte di meraviglia.
Per Schelling, la natura è spirito solidificato e addormentato e la spiritualità che contiene può essere colta dall'uomo attraverso l'esperienza estetica.
Il principio assoluto della filosofia schellinghiana è costituito dall'unità indifferenziata di spirito e natura, Io e non-Io, soggetto e oggetto, pensiero e mondo.
LE DUE DIREZIONI DELLA FILOSOFIA
In Schelling l'accento è posto sull'identità tra natura e spirito: la natura è lo spirito nella sua forma inconscia e "pietrificata", mentre lo spirito è la natura smaterializzata.
Nell'idealismo schellinghiano la natura ha in se stessa quella tensione tra soggetto e oggetto, conscio e inconscio, attività e passività.
L'assoluto non si indentifica né con il soggetto né con l'oggetto, ma si pone al di là di essi, costituendo la loro comune radice.
La filosofia della natura parte dalla natura e giunge allo spirito. Essa riconosce come lo spirito sia "visibile".
La filosofia dello spirito che parte dallo spirito e giunge alla natura. Essa coglie nello spirito una "natura invisibile".
La filosofia della natura studia proprio le forme con cui la spiritualità emerge dalla materia. La natura è un graduale processo attraverso cui lo spirito si sviluppa e si rivela per raggiungere nell'essere umano la sua piena realizzazione. Tale concezione porta Schelling a una visione organistica e finalistica, in cui ogni parte del reale ha senso solo in relazione al tutto e alle altre parti, e in cui esiste una finalità intrinseca alla natura stessa.
La filosofia dello spirito ridiscende dalla natura, indagando quel processo grazie al quale il soggetto si scopre fonte della realtà.
In tale processo in cui il soggetto giunge progressivamente alla coscienza di sé si possono individuare tre fasi:
1) la prima procede dalla sensazione, che implica la passività del soggetto di fronte ai dati, all'intuizione produttiva, in cui il soggetto si scopre capace di superare il limite imposto dai dati oggettivi;
2) la seconda va dall'intuizione produttiva alla riflessione, in cui l'Io diventa oggetto di se stesso, sdoppiandosi in soggetto che conosce e oggetto conosciuto;
3) la terza va dalla riflessione alla volontà, grazie a cui il soggetto, distaccandosi dagli oggetti, si coglie come volontà e spontaneità.
La concezione dell'assoluto ha una forte valenza religiosa, anche se il principio teorizzato da Schelling non corrisponde alla concezione cristiana di un Dio personale e creatore del mondo. Esso si può qualificare come il principio divino immanente e permanente che si auto-realizza e si manifesta in tutti i livelli della realtà e dunque implica una visione panteistica.
Per Schelling è da questa contrapposizione dialettica di contrari, interna a Dio stesso, che discende tutto l'universo.
ARTE COME SUPREMO ORGANO CONOSCITIVO
Il mondo per Schelling è l'incarnazione dell'assoluto.
Secondo lui, lo strumento conoscitivo in grado di attingere le profondità originarie della vita e della natura è l'arte, un'attività in cui l'infinito viene colto nella sua unione con il finito.
L'arte è intuizione estetica, ossia capacità di penetrare l'infinito attraverso le sue espressioni concrete, ad esempio la bellezza.
L'intuizione estetica può essere l'organo di rivelazione dell'assoluto in quanto è la sola attività umana in cui oggetto e soggetto, conscio e inconscio si trovano compenetrati: da un lato, l'artista opera in base a competenze e abilità tecniche, secondo scelte consapevoli; dall'altro è sottoposto all'influsso dell'ispirazione, un potere che lo costringe a esprimere o rappresentare "cose che lui stesso non vede perfettamente e il cui senso è infinito".
L'arte risulta uno strumento adeguato per cogliere il mistero dell'universo.
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